1-Ciao Loredana ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Ciao e grazie. Mi chiamo Loredana, sono palermitana, insegno sociologia. Adoro leggere e passeggiare al mare, mi piace immergermi nelle storie , rosa e gialli sono i miei romanzi preferiti.
2- Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
Sin da piccola direi ma non ha mia avuto il coraggio di pubblicare qualcosa.
3- Parlaci del tuo romanzo
Il mio in realtà è un racconto lungo ambientato tra Torino e Milano. Cecilia è una donna del nostro tempo, una donna alla quale viene chiesto di are mille rinunce. O l’amore o la carriera. Io, forse aiutata dal mio lavoro, cerco di raccontare, sotto orna di narrazione e non di testo sociologico, cosa può accadere a una coppia, o a una donna che inizia una relazione quando si trova a dover scegliere.
4- Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo?
Dal mondo che analizzo per lavoro e da quello che vedo con i miei studenti.
5- Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
E’ stata una grande emozione. Devo ringraziare Silvestra Sorbera che ho conosciuto solo perché amo i suoi libri, per avermi aiutata a mettere su pc la storia.
6- Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo
Molto asciutto, senza fronzoli e con molti dialoghi.
7- Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
La Gazzola, Anna Premoli, come dicevo Silvestra Sorbera e la Genisi.
8- Hai altre passioni?
Cucinare, seguo dei corsi di cucina e mi piace molto sperimentare.
9- Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
Sto scrivendo un nuovo rosa ambientato all’estero ma no so quando vedrà la luce.
10- Vuoi aggiungere qualcosa?
Ringraziare i lettori che fino a ora hanno creduto nel mio racconto.
1- Ciao Sofia ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Ciao Nadia, piacere. Sono Sofia Floriani, ho 20 anni e mi piace definirmi una scrittrice emergente anche se a volte spero di non risultare arrogante. Vivo a Spormaggiore, un piccolo paesino di mille e duecento abitanti del Trentino Alto Adige.
2- Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
Mi è sempre piaciuto scrivere, fin da piccolina in realtà. Devo ringraziare la me di terza media che con grande coraggio e poca consapevolezza ha scelto di frequentare un liceo scientifico e sportivo, perché se non lo avessi sperimentato, forse non avrei capito che matematica e fisica non sono proprio il mio forte. Così, tra un’ora di stress e l’altra pure, ho iniziato ad ammazzare il tempo facendo qualcosa nella quale sentivo di potercela fare. E poi? E poi c’è stato un concorso, un testo dedicato a mio nonno Enzo che è stato pubblicato nell’antologia e tutto ha iniziato ad avere un senso, almeno per me.
3- Parlaci del tuo romanzo
Contro cuore è un romanzo che parla della storia di Jennifer, una ragazza di sedici anni che è perdutamente innamorata di Davide, un ragazzo più grande di lei di due anni. Il romanzo inizia con la notte di passione tra i due, non importa che non stiano insieme e che i rischi siano più dei benefici, Jennifer vuole potersi godere il momento. Pochi giorni dopo Jennifer scopre che Davide sta frequentando Federica, una sua compagna di classe e ogni certezza crolla. Non è rilevante quanto lei cerchi di toglierselo dalla testa: gli occhi di ghiaccio del ragazzo continueranno a farle battere il cuore, come quella notte. E, proprio quando Jennifer è sicura di aver trovato un modo per dimenticarlo, un evento inaspettato li fa riavvicinare, mettendo entrambi di fronte a una scelta che cambierà le loro vite per sempre.
4- Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo
Era maggio, stavo scendendo a Trento con il treno. La scuola stava finendo e ne aproffittavo per andare a fare dello sano shopping…quando di fornte a me si siede un ragazzo vestito tutto di nero. Il suo profumo mi ricorda quello dell’accappatoio di mio nonno, che nonna mi avvolgeva dopo il bagnetto e mi si crea un nodo in gola. Voglio vederlo in faccia e per un po’ di tempo resto ferma ad osservare la sua testa inclinata sul cellulare. Dovrà essersi sentito osservato perché ad un certo punto, imbarazzato, alza il viso e mi guarda. Tralasciando la figuraccia che avevo appena fatto, la cosa che mi lasciò senza parole furono i due occhi color ghiaccio del ragazzo. Ero pietrificata, sul serio. Sapevo che avrei inserito un personaggio simile in una mia storia, non avrei pensato che questa volta le pagine avrebbero superato le 10 e sarei arrivata a scriverene 240. Così è nato Contro Cuore.
5- Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
Non ci credevo. Forse non molti sanno che dietro ad un libro, specialmente se si sta parlando un autore/un’autrice selfpublisher, c’è tanto lavoro. Tanto. Non parlo dei miei primi due romanzi, che forse avrei potuto curare diversamente, ma per il mio terzo romanzo posso dire di aver investito tutto quello che avevo. Quando è arrivato la prima copia non nego che ho pianto, e non per il portafoglio vuoto, quello non importava, ma per la soddisfazione di aver portato a termine quello che anni prima sembrava essere solo un
insieme di parole. Ho avuto tra le mani, per la terza volta, un qualcosa di mio che lasciavo al mondo. Poi ho asciugato le lacrime, mi sono fatta un selfie e l’ho mandato alle persone che, quanto me, aspettavano Contro cuore.
6- Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo
Io scrivo, poi come e per quale genere non si sa. Non ho uno stile di scrittura predefinito, mi piace la prima persona perché come lettrice amo potermi immedesimare nei protagonisti, ma sto cercando di utilizzare anche la terza persona perché vorrei poter raccontare una storia come se un cameramen regitrasse le scene. Il genere è young adult, pensato per ragazzi dalle medie in su perché tratta una tematica importante che spesso si tende a rendere tabà, ma che per la mia visione dovrebbe essere diffusa perché nell’amore, nella sessualità, se fatto con testa e cuore, non c’è nulla di sbagliato.
7- Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
La mia scrittrice preferita è Cristina Chiperi. Semplicemente perché mi rivedo molto in lei. Amo il suo modo di scrivere, le sue storie anche dopo anni me le ricordo perfettamente come se le avessi lette il giorno prima e, per una che ha la memoria della pesciolina Dory, è sorprendente. La seguo e oltre alla sua scrittura, ammiro la sua leggerezza e gentilezza, non è scontato avere un rapporto alla pari con i propri lettori e lei se lo è costruito. Mi piace e consiglio a tutti i suoi libri.
8- Hai altre passioni?
Mangiare può essere considerata passione? Per me lo è, quindi eccone una. Poi c’è la pole dance. Con questo sport ho un rapporto particolare, l’ho iniziato poco prima che scoppiasse la pandemia e me n’ero innamorata, avevo comprato il palo da mettere in soggiorno (per la felicità di mio papà che doveva fare le montagne russe ogni volta che guardava una partita) e mi allenavo a distanza. Poi sono tornati i corsi in presenza e, grazie a Ingrid, la mia super insegnate sono tornata a sentirmi bella anche con qualche kg in più. È da un po’ che mi alleno solo a casa, ma tra poche settimane tornerò in sala perché ho capito che se una cosa ti fa stare bene non devi lasciarla andare.
9- Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
Idee ce ne sono tante, continuo a scrivere e spero che questo possa portarmi presto alla creazione di qualcosa di molto bello. Mi piacerebbe poter dare una continuazione a Contro Cuore, ma tempo al tempo. Una cosa sicura invece che voglio dirvi è che sarò presente al Salone del Libro 2023, potrò presentare Contro Cuore e non vedo l’ora di conoscere nuovi lettori/lettrici. Passatemi a trovare, io vi aspetto:)
10- Vuoi aggiungere qualcosa?
Vorrei dire che non sono così seria come forse può sembrare dalle risposte. Cos’altro dire? Ho una sorella gemella completamente diversa da me: lei liscia, io riccia. Sono Summer Soft, ma devo ancora capire bene come sfruttare al meglio i miei colori in palette. Ho praticato per anni pattinaggio sincronizzato sul ghiaccio, vorrei tanto un gattino e sto convinvendo il mio fidanzanto M. nel regalarmene uno (vi farò sapere). Il tuo sito web/blog: https://scriviamoci-sopra.webnode.it
1- Ciao Roberto ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Mi chiamo Roberto Paradiso, di professione faccio il bancario, un passato da ufficiale dell’Esercito con esperienza da pilota privato. Ho cinquantasette anni con una passione viscerale per tutto ciò che è legato alla velocità: formula uno, aerei e voli spaziali. Sono stato sposato ed ho tre figli, oramai adulti.
2- Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
Già dalle scuole elementari. La mia maestra, ancora per fortuna vivente con la quale ci sentiamo spesso, spesso leggeva in classe i miei temi. Ricordo di aver anche scritto su di un quaderno una storia sullo stile di Guerre Stellari (considerate che, nel 1977, Star Wars venne distribuito in Italia con il titolo tradotto. Per me sarà sempre Guerre Stellari…): chissà che fine ha fatto… Ma è alla fine degli anni 90 che inizio a lavorare su qualcosa di più originale. Dopo una lunghissima gestazione, termino (nel 2011!) una raccolta di racconti di fantascienza che poi ho pubblicato, in self publishing col titolo “Storie di anime e di mondi”. Ovviamente si è trattato più di una soddisfazione personale che di volontà di diventare scrittore e di emergere in tal senso.
3- Parlaci del tuo romanzo/dei tuoi romanzi
Tutti noi conosciamo le imprese spaziali americane, la conquista della Luna ed i voli dello Shuttle. Ma pochissimo c’è arrivato sulle storie delle persone che hanno costruito il programma spaziale sovietico. Eppure, loro sono stati i primi in tutto, quasi in tutto perché gli mancò il colpaccio cioè lo sbarco sulla Luna, ma ancora oggi, sono un punto di riferimento, soprattutto nell’ambito delle stazioni spaziali e dei voli a lunga permanenza nello spazio. La mia storia parte da una leggenda metropolitana che è il titolo del libro: Noi abbiamo usato le matite! difatti, è una frase che venne attribuita ai sovietici quando venivano interpellati sul fatto che gli americani avessero speso milioni di dollari per una penna che potesse scrivere nello spazio. In realtà come ho detto, nessuno mai disse nulla del genere. Ma il titolo vuole significare quella particolare abilità pratica che ha contraddistinto (ed ancora contraddistingue) tutto ciò che riguarda l’approccio a la russe in ambito spaziale. Uno spirito un po’ alla Mc Gywer come scrivo nella quarta di copertina, che avvicina i russi all’italica arte di arrangiarsi (con successo, aggiungo). Ma oltre a questo, ci sono soprattutto le storie delle persone che hanno realizzato queste imprese, Storie di cuori e di acciaio, dove spesso gelosie, sacrificio passione ed amore hanno mosso gli eventi che sono divenuti Storia.
4- Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo/dei tuoi romanzi?
Come ho accennato poc’anzi, sono state le storie delle persone che mi hanno ispirato. Storie di amore come quella di Gagarin per la sua Valentina tanto che per amor suo rifiutò la corte appassionata e serrata della bellissima Gina Lollobrigida, storie di coraggio e di sacrificio come quella dell’equipaggio della Sojuz-23 e degli eroi delle squadre di soccorso e storie di rabbia e rancore come l’odio mortale tra i due più grandi progettisti del programma spaziale dell’Unione Sovietica: Korolev e Glusho. Divisi per sempre da un odio feroce che priverà l’Urss della conquista della Luna.
5- Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
Questo non è il mio primo lavoro, come ho già accennato, pubblicai una raccolta di racconti di fantascienza nel 2011. Per me è stato commovente sfogliare le pagine di un libro nato dalla mia fantasia. E lo è stato ancora di più nello sfogliare le pagine di questo libro e, soprattutto, vederlo in mano a persone che me ne hanno riconosciuto credito sui media.
6- Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo/i tuoi romanzi.
Il mio stile, trattando un argomento che potrebbe diventare rapidamente ostico e noioso se non si è appassionati della materia, è volutamente ironico e centrato sugli aspetti umani piuttosto che tecnici (ci sono anche quelli ma sono solo un corollario delle vicende umane). In questo il mio maestro, se posso permettermi di chiamarlo così, è stato Carl Sagan in Cosmos. Quel libro, per me illuminante, è l’esempio di come la scienza possa essere spiegata col cuore. Ed è questo che, da apprendista stregone, cerco di fare: raccontare le storie mettendoci il cuore.
7- Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
Adoro la fantascienza e se dovessi stilare una classifica, i miei autori preferiti sarebbero tutti primi Ex Aequo. Tra Stanislaw Lem, Arthur C.Clarke, Philip C. Dick e Robert A. Heinlein non posso dire chi amo di più perché ognuno di questi ha una caratteristica che, messe insieme, farebbero il profilo del mio autore ideale. L’unica figura che ha qualcosa in più è lo scienziato che ho appena citato: Carl Sagan. In lui c’è quel cuore che, spesso, ha toccato le corde della mia anima. Come scrisse, Noi siamo l’Universo che indaga su sé stesso.
8- Hai altre passioni?
Amo la scienza e sono appassionato di astronomia. Adoro anche i computer, le lingue straniere, amo pattinare e sciare. Suono, a tempo molto perso, chitarra e basso.
9- Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
Ho due progetti nel cassetto: uno è un libro che sto scrivendo (senza troppa fretta) a quattro mani insieme ad un amico con il quale sono venuto in contatto proprio grazie all’attività del blog. L’argomento? Beh, per ora non voglio svelarlo… Il secondo progetto è un podcast che vorrei iniziare al più presto. Poi c’è un’altra cosa. Vorrei coronare questa mia attività col suggello dell’iscrizione all’albo dei giornalisti. Amo raccontare storie ed è il traguardo che mi prefiggo nel prossimo futuro.
10- Vuoi aggiungere qualcosa?
Sì, sono molto grato a tutti quelle persone che seguono il mio blog “Le Storie di Kosmonautika”: in questo periodo storico è stata una bella scommessa raccontare le vicende di imprese legate ad una nazione che, per la tragica attualità degli eventi bellici, è vista con sfavore dall’opinione pubblica. Invece il pubblico che ha avuto la bontà di seguirmi, ha colto lo spirito del mio lavoro. Io racconto la storia e le storie di persone; storie spesso sconosciute che, quando vengono scoperte, suscitano ammirazione e stupore. In poco tempo il mio pubblico è molto cresciuto e questa cosa mi rende davvero felice. Ma, soprattutto, orgoglioso delle persone che mi seguono. A loro va il mio grazie più sincero!
Nato a Roma nel 1965, vive a Pescara dal 2004. Divorziato, padre di tre figli oramai adulti. Bancario (per caso), pilota di aerei per diletto, Corista, bassista da strapazzo e chitarrista dislessico. Si cimenta nella scrittura di brevi racconti di fantascienza.
1) Ciao Susanna ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Sono nata a Bologna, dove sono rimasta fino ai venticinque anni. Di quel periodo della mia vita ho scritto nel mio romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto.
Anni Cinquanta: quasi un dopoguerra. Gli inverni freddi con i mucchi di neve alti ai lati delle vie, i giorni che si succedevano con l’essenziale… non certo con tutto il superfluo di adesso, che stordisce. Le poche cose della mia infanzia, che però contavano tanto. E davvero a me pareva di avere tanto, anche se è niente a paragone di quanto hanno ora i bambini. Ti dicevano: “Fanne conto!”. E noi ne facevamo conto. Le elementari, i giochi, l’amica del cuore, i primi libri, i primi film, la villeggiatura. Poi arrivarono gli anni Sessanta e il boom economico. E insieme a quello, la mia adolescenza. Tutto quanto stordiva come le bollicine dello champagne, a cui non si era certo abituati. Né io né i miei genitori sapevamo come prendere tutti quei cambiamenti; e così penso accadde a tanti altri. Divario generazionale unito a uno stravolgimento epocale della società. Più tardi e ancora di più, il Sessantotto, appena uscita dal liceo, e l’autunno caldo degli operai e il Movimento e le manifestazioni, ed eskimo e sciarpe rosse ad invadere i portici della zona universitaria. I dubbi politici, le sofferenze d’amore. La scoperta dell’Arte, attraverso gli occhi e le parole di un insegnante meraviglioso. I viaggi… l’Oriente.E poi gli anni di piombo, gli anni bui. Piazza Maggiore, a Bologna, guardata come in un cannocchiale all’incontrario, mentre abbandonavo lei e gli sfattoni a calciar lattine ossessivamente e sempre a chiedere: «Hai cento lire?».
Di quel lontano periodo della mia vita parlo nel mio romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto.
A Bergamo infine, con il moroso di allora – marito per tanti anni a venire – sarebbe iniziata la stagione del lavoro, addirittura due in breve tempo, e dei figli. Insomma, era arrivata per me l’epoca della vita in cui si produce, in cui molto ci si radica nella materia, perché ci vuole anche questo. Ma poi qualcosa si ruppe… e arrivò la scrittura a tenermi per mano quando mi sono separata – insieme alla casa in collina dove andai ad abitare più di vent’anni fa, e dove tuttora vivo. CasaLuet in Val Cavallina, sempre in provincia di Bergamo, che ha dato il nome al mio primo libro I racconti di CasaLuet.
2) Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura ha un’origine lontana. Da bambina leggevo già molto e il mio libro preferito era Piccole donne di L. Alcott, letto e riletto. M’immedesimavo nella storia, soprattutto nella figura di Jo, che si rifugiava in soffitta a scrivere, e intanto mangiava mele. L’amore per la scrittura mi ha accompagnato sotterranea nel corso della mia vita, per riemergere poi e prendermi per mano più di vent’anni fa in un periodo di mio grande mutamento. Ho iniziato infatti a scrivere una ventina di anni fa, quando è iniziata la seconda parte della mia vita, quando mi sono separata e sono andata a vivere in collina. La scrittura era sempre stata “sotto”. Allora ho cominciato a scrivere il mio primo libro, I racconti di CasaLuet, CasaLuet che è poi la casa dove vivo ed è raffigurata sulla copertina del libro.
CasaLuet, una fitta rete di racconti, sogni e magia. CasaLuet, da Luet… luogo piccolo e grazioso… immersa nella natura, è il filo emozionale che lega tra loro i racconti e la raccolta finale Conchiglie, cozze e vongole. Storie che si dipanano in differenti spazi e tempi: in viaggio tra Parigi e la Normandia, da Londra fino alla calma apparente di un laghetto in collina, dal buio di una grotta fino al silenzio lunare, dalla Bologna del ’44 a folletti saltellanti, da palloncini liberati a ricordi del passato. Le descrizioni della natura diventano specchio dell’anima, delle emozioni. Tra le pieghe del quotidiano affiora il mistero, a volte il male, la sofferenza, incubi, guerre, povertà, pazzia, demoni. Ma ogni più piccolo dettaglio indica la strada, come i sassolini di Hänsel e Gretel. Ovunque, dietro la realtà apparente, sembra celarsi altro. Filo invisibile o anima del mondo che vibra e sottende ogni nostra azione fino al più impercettibile battito d’ali.
Come cambia lo sguardo – Gli inganni del Sessantotto
La mia è una testimonianza: bambina negli anni Cinquanta e ragazza in quel Sessantotto che prima ci sconvolse e poi ci deluse. Come cambia lo sguardo – dal significativo sottotitolo Gli inganni del Sessantotto – è un romanzo autobiografico. Le varie fasi di formazione della protagonista – dall’infanzia all’età adulta – si legano strettamente ai forti cambiamenti di sguardo che accompagnarono il periodo dagli anni Cinquanta a quelli “di piombo” nella rossa Bologna. Le vicende sono narrate con la freschezza di una scrittura che fluisce dai “cassettini della memoria”: anni Cinquanta e Sessanta, l’ubriacatura del boom economico, il Sessantotto, i viaggi, l’Oriente e i bui anni “di piombo”, sino ad approdare infine all’età adulta. Le Riflessioni iniziali individuano nel Sessantotto – con il suo desiderio di uccidere il padre – un filo che lo collega a quanto del globalismo più esasperato minaccia la nostra società attuale. Il mondo italiano degli anni Cinquanta e Sessanta fu spazzato via dal Sessantotto. Che errore aver voluto buttare tutto del passato, quanto di buono si sarebbe potuto salvare! E ancora si potrebbe! suggerisce l’autrice.
Da New York alle Ande, un viaggio straordinario negli ultimi anni del grande impero inca, prima della conquista spagnola. Su un territorio enorme e variegato, sorprendenti avventure si accompagnano a una vibrante ricerca interiore. Il 25 dicembre di un altro Natale, il terribile rito della capacocha attende, a Cuzco, le processioni dei fanciulli per il sacrificio. I giovanissimi Coyllur e Huantàr riusciranno a salvarsi? La domanda s’intreccia ad altre. E alla fine arriveranno anche le risposte.
4) Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo/dei tuoi romanzi?
È che, a un certo punto, una storia “mi chiama” e in qualche modo devo seguirla. Mi chiama dalla mia interiorità oppure anche attraverso sconosciuti e situazioni che osservo. I personaggi si rivelano attraverso la scrittura, componendo da sé il bozzolo della narrazione, come bene intuisce S. King nel suo On writing – Autobiografia di un mestiere.
5) Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
È stato emozionante vedere sulla carta quanto avevo scritto. Sì decisamente. Il mio primo libro pubblicato è stato I racconti di CasaLuet che aveva significato anche un importante cambiamento di vita, uno stacco notevole. E ho voluto dargli il nome della casa dove abito. E l’ho scritto io poi? O la casa? Mi è sempre rimasto il dubbio. L’avventura della scrittura è iniziata con quel libro, precisamente con la raccolta finale dal titolo Conchiglie, cozze e vongole.
6) Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo/i tuoi romanzi.
Mah… non saprei… nel senso che sono passata per esempio da una storia – che mi ha impegnato molto per la documentazione – ambientata presso gli antichi Inca – Il viaggio di una stella a racconti vari, e poi a narrazioni decisamente autobiografiche.
Chiedo al lettore di leggermi e di vedere, per prima cosa, se gli piace leggermi prima di incasellarmi in qualche genere.
7) Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
Lev Tolstoj è il mio grande amore letterario. Adoro come scrive… prendiamo per esempio l’incipit di Anna Karenina – il mio preferito – fin dalla prima riga ci ha calati nella situazione. E le descrizioni della natura poi… la Natura che diventa specchio delle emozioni dei personaggi. Poi stimo moltissimo le sue idee: un convinto pacifista proprio perché ha combattuto, ha provato la guerra, e la descrive benissimo.
8) Hai altre passioni?
Mi piace moltissimo stare qui dove abito, su questo cocuzzolo dove sorge quasi in bilico casa mia, CasaLuet. E avverto sempre di più l’empatia con i miei due cani e i gatti. Mi piace anche viaggiare ma, più invecchio, e più comprendo Salgari che scriveva di località del tutto esotiche senza spostarsi da casa propria.
9) Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
In attesa di pubblicazione attende la continuazione autobiografica del mio Come cambia lo sguardo, dal titolo Gli animali guidano i nostri cuori. Il titolo suggerisce appunto la grande importanza che hanno assunto poi gli amici a quattro zampe nella mia vita. E anche Una storia che consola, iniziato durante il primo lockdown nel marzo 2020, che è poi il carteggio – lettere e bigliettini – dei miei genitori durante il loro lungo fidanzamento, a Bologna, inquadrato storicamente negli anni dal 1934 al 1940, in piena epoca fascista.
Attualmente sto scrivendo una storia che parla di un bambino e di un simpatico cagnolino che… guarda un po’… assomiglia al mio ultimo arrivato.
E mi chiama anche l’idea di un romanzo a più personaggi/matrioske, in cui avrebbe un suo ruolo anche il mistero della reincarnazione.
1- Ciao Flaminia. ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Mi chiamo Flaminia Nucci, sono psicoanalista. Mi sono diplomata alla Libera Scuola di Terapia Analitica di Milano (Li.S.T.A.), scuola di specializzazione post-universitaria, la cui attività formativa e didattica si fonda sul pensiero e la prassi clinica di Carl Gustav Jung. Ho pubblicato tre saggi, una raccolta di racconti e quattro romanzi.
Mi dedico principalmente ad indagare i rapporti tra psicoanalisi junghiana, terapie basate sull’interazione tra Uomo e animale, tecniche sciamaniche di guarigione, poesia, letteratura e mito.
Ho partecipato a diverse trasmissioni televisive e radiofoniche, per Rete4, Tgcom24, Sky, Radiotelevisione Svizzera, Radio Popolare, Rai Radio 1 e 2. Ho collaborato e collaboro con diverse riviste, quotidiani e blog. Sono nata a Roma, ma vivo e lavoro a Milano.
2- Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
Ho cominciato scrivendo tre saggi inerenti al mio lavoro, poi, un giorno, un’analizzanda mi regala un libriccino intitolato Un gatto per Natale. Si trattava di un semplice racconto, ma mi ha commosso e ispirato a tal punto, da spingermi a scrivere un primo libro di racconti, pubblicati i quali, mi sono lanciata nel primo romanzo e poi ci ho preso gusto.
Nei miei libri il tema dell’inconscio e dei sogni è sempre molto presente. Penso che un libro, se letto da molte persone, si trasformi in un sogno collettivo. Ecco, io scrivo per condividere un sogno, per dare vita, insieme ai lettori, ad un grande sogno collettivo.
3- Parlaci del tuo romanzo/dei tuoi romanzi
Il sipario sui sogni è il terzo romanzo di una trilogia sul sogno: non si tratta di libri collegati tra loro, come fossero puntate televisive, si possono leggere autonomamente, ma hanno tutti il sogno e le connessioni psichiche come tema di fondo.
La visione junghiana della psiche non è cartesiana: essa è misteriosa, numinosa, insondabile, ed è il luogo dei fenomeni sincronistici, della precognizione, dei viaggi sciamanici, della telepatia, delle esperienze di pre-morte e dei viaggi fuori dal corpo. In fondo, psiche e cosmo sono la stessa cosa, considerati e sperimentati sotto aspetti diversi. Siamo tutti collegati intrapsichicamente, in virtù dell’inconscio collettivo, il contesto supremo in cui avvengono tutte le esperienze.
Per comprendere appieno questo concetto, bisogna immaginare che la psiche di tutti noi si sovrapponga e si compenetri, come i cerchi del diagramma di Venn: a loro volta, tutti i nostri cerchi sono compresi dentro un cerchio più grande, l’inconscio collettivo, appunto. Allora sarà possibile, come avviene ne La stagione dei sogni incrociati, La chiave del tempo e Il sipario sui sogni, entrare nella psiche di un’altra persona o, per meglio dire, sintonizzarsi con la sua psiche tramite un sogno o uno stato alterato di coscienza.
In particolare, ne Il sipario sui sogni, Frida Falk, psicanalista junghiana, si trova ad affrontare un dilemma, che le pone Magnus Ström, rappresentante del Movimento Liberi Sognatori. Questo il quesito: “Se lei sapesse che il nostro mondo e tutte le cose in esso contenute sono proiezioni provenienti da un livello di realtà al di là dello spazio e del tempo; e se sapesse che persone molto infelici possono ritrovare la felicità, spostandosi da un livello ad un altro, lei non le aiuterebbe?”. Frida entra dunque in contatto con quattro pazienti che hanno bisogno del suo aiuto per transitare da un livello di realtà all’altro. Quattro storie di perdita: una madre che ha perso una bambina, un anziano pittore privato della vista, un ragazzo transessuale orfano della propria identità e un profugo nigeriano, la cui capacità di vivere sembra essere annegata insieme ai suoi sventurati compagni di viaggio. Ma se trovare la felicità nei sogni equivalesse a perdere la vita? E se aiutare quattro persone a ritrovare ciò che hanno perduto significasse per Frida smarrire se stessa?
4- Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo/dei tuoi romanzi?
Sicuramente la mia formazione e la mia professione mi influenzano molto, ma fondamentalmente i miei romanzi sono frutto della mia fantasia.
5- Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
La prima pubblicazione è sempre molto emozionante. Nel mio caso si è trattato di un saggio di psicoanalisi. Per un professionista, un lavoro che viene valutato positivamente da un comitato scientifico, al punto da essere pubblicato, corrisponde a una vera e propria consacrazione.
I romanzi sono arrivati dopo, ma non sono stati meno importanti. Nella narrativa è maggiormente presente l’anima dello scrittore: è come se i romanzi fossero dunque un po’ parte di me, come fossero lo specchio della mia anima.
6- Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo/i tuoi romanzi.
Credo di avere uno stile piuttosto moderno, scorrevole, asciutto, ma trascinante e a tratti poetico. Come dicevo, nelle mie narrazioni, è sempre presente il tema dei sogni e delle connessioni psichiche: non saprei definire il genere, forse è un genere un po’ nuovo. Con un po’ di fantasia, potremmo definirlo “meta-psichico”, in ogni caso si tratta di storie di vita reale e vita interiore, che si intrecciano le une con le altre.
7- Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
Ce ne sono diversi, ma forse, per genere e argomenti trattati, i miei preferiti sono Murakami e Yalom: entrambi parlano di psiche e di inconscio. Murakami anche di mistero.
8- Hai altre passioni?
Sicuramente la musica: da bambina e da adolescente suonavo il violino, da adulta ho approcciato la chitarra perché mi piace cantare e ora sto studiando anche un po’ il pianoforte. Soprattutto, però, mi dedico all’ascolto: vado spesso ai concerti, anche di musica classica. Adoro la musica dal vivo.
9- Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
Ho appena finito di scrivere un nuovo romanzo in cui la protagonista sarà coinvolta in una corsa contro il tempo per salvare l’umanità e il mondo. Vorrei pubblicarlo nel prossimo futuro.
10- Vuoi aggiungere qualcosa?
Il tuo sito web/blog: flaminianucci.it
Sito vendita dei tuoi libri: tutti quelli che vendono libri
1- Ciao Tilde ti chiedo di presentarti ai miei lettori
Ciao a tutte. Sono una donna di mezza età (si dice ancora così?) che ha usato la scrittura per fare i conti col proprio passato e con la propria immaginazione. Stranamente, approdare sui social e usarli in modo costante (Instagram è la piattaforma che preferisco) mi ha regalato più ispirazione.
2- Quando è iniziata la tua passione per la scrittura?
Potrei dire da bambina, ma si trattava di un sogno vago. Diciamo che la maturità mi ha offerto una passione più concreta e centrata.
3- Parlaci del tuo romanzo
Il mio romanzo si intitola La signora è morta. La protagonista non sa bene se è ancora in vita, se si trova nell’al di là o se è sospesa tra due dimensioni. Visto, però, che le piace chiacchierare, si diverte a raccontare della vita, in tutti i suoi aspetti, tristi, romantici, ironici, frizzanti.
4- Come hai avuto l’ispirazione del tuo romanzo
Sono banalmente partita dalla mia storia personale, ma poi vi si sono sovrapposte quelle delle tante donne che ho conosciuto e di molte amiche. È un modo diverso di guardare alle crisi che noi donne spesso dobbiamo affrontare.
5- Cos’hai provato la prima volta che hai avuto un tuo romanzo fra le mani?
Ah! Non so mica godermela, io. Non sono brava in questo. Ho cominciato a correggerlo e a cancellare senza pietà!
6- Raccontaci del tuo stile di scrittura e quale genere letterario preferisci per il tuo romanzo
Al momento non direi di avere uno stile definito. Posso affermare con certezza soltanto che non riesco mai a tenere un solo tono: triste, romantico, ironico. Scrivo una specie di fritto misto, così come la vita mi si presenta.
7- Chi è il tuo scrittore preferito? Perché?
Non ne ho uno! Anche se di alcune scrittrici ho diversi libri (von Arnim, Munro, Paley, Gier, Howard), tendo a spaziare molto. Non mi specializzo mai, sono troppo curiosa.
8- Hai altre passioni?
Le serie tv mi rovinano. E la pizza.
9- Puoi svelarci i tuoi progetti letterari futuri?
Ho scritto un racconto brevissimo di Natale, in collaborazione con un’autrice conosciuta in rete, Gabriella Rinaldi. Si potrà trovare a breve in un ebook intitolato Un insolito Natale. Per il resto, sto cercando di raccogliere le storie di Jack e Ginger, due personaggi nati ad Halloween e di cui ho scritto nel mio blog, e di lavorare a un romanzo breve che racconta di una donna che prova a stravolgere la propria vita, per sentirsi più soddisfatta di sé.
10- Vuoi aggiungere qualcosa?
Sono contemporaneamente meno triste e meno divertente di quanto si possa pensare! 😀
Biografia: Tilde Ottomani – Nata qualche mese prima dello sbarco sulla luna, trascorro molta parte della mia vita con il naso per aria o, viceversa, sui libri. Amo i colori, il giallo, l’arancio, il verde, i cibi salati, le serie tv e ridere. Trovo interessanti i romanzi in cui le cinquantenni sono protagoniste e non figure marginali con una patina di vecchiaia precoce. Tra dieci anni mi piacerebbe saper raccontare una donna con la tempra di Margaret Rutherford nei panni di Miss Marple. La signora è morta è il primo romanzo che ho trovato il coraggio di pubblicare come Tilde, ma potete trovare dei miei racconti gratuiti andando su ottilda.wordpress.com.
Citazione: I funerali, ammettiamolo, dovrebbero essere a inviti. Dovremmo stilare una lista, ma non prima dei cinquanta, non prima della verità e inserirla nel nostro testamento, per evitare che qualcuno parli di noi a vanvera, per evitare che raccontino una vita che non abbiamo vissuto, che millantino fiducia e affetto inesistenti. Manie di controllo anche sulla morte, che è l’evento che meno ci è dato di controllare? Già. Forse anche per questo, a un tratto, morire non mi sembrò più così disdicevole, ma una specie di lasciapassare, per abbandonare non tanto la valanga, quando la necessità di portarmene dietro una.